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Notizie dal web

Software: Defraggler 2.16.809

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Defraggler è un programma gratuito che si propone di rimpiazzare l'Utilità di deframmentazione dischi integrata in Windows. Sviluppato da Piriform, società i cui sviluppatori hanno realizzato in precedenza software quali CCleaner e Recuva, Defraggler consente di avviare anche la deframmentazione di singoli file, senza estendere questo tipo di operazioni all'intero disco fisso.

Dopo l'analisi iniziale dello stato del disco fisso, Defraggler mostra un elenco dei file che risultano essere maggiormente frammentati.
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Firefox: lamentele per il trattamento riservato a Java

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Mozilla lo aveva annunciato all'inizio dell'anno: nel 2013 avrebbe rivoluzionato la gestione dei plugin da parte del suo browser Firefox. Fino al rilascio di Firefox 24, infatti, tutti i plugin installati venivano automaticamente caricati, fatta eccezione per quelli presenti nella 'lista nera' mantenuta e continuamente aggiornata sui server di Mozilla. Dalla fondazione, però, si è spesso ricordato come i problemi per gli utenti arrivino non tanto dal browser (che da tempo include una routine per l'aggiornamento automatico) quanto proprio dai plugin che talvolta rallentano pesantemente la navigazione oppure rappresentano un grave rischio per la sicurezza.

Con il rilascio di Firefox 24, risalente a metà settembre scorso, però, Mozilla ha deciso per un cambiamento radicale iniziando a prendersela in primis con Java. L'ultima versione del browser, infatti, blocca automaticamente qualunque release del plugin di Java, indipendentemente dal fatto che sul sistema sia installata l'ultima versione od una di quelle precedenti.
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Nokia: il primo tablet Windows e i nuovi phablet

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Qualcuno lo ha già definito il giorno dei tablet. E in effetti questo 22 ottobre si gioca tutto sui nuovi lanci di Nokia e Apple, lanci nei quali inevitabilmente ai tablet spetta il posto d'onore.

Ad aprire le danze Nokia, che questa mattina ad Abu Dhabi ha annunciato un importante rinnovo della sua proposta, con nuovi Asha, un nuovo focus sulle Apps e soprattutto la nuova linea di tablet Lumia 2520.

Il primo tablet della famiglia Lumia ha una scocca unibody, display da 10.1 pollici e risoluzione 1080p: è disponibile in quattro colori (rosso, nero, bianco e ciano) e supporta connessioni WiFi e 4G LTE.

Il sistema operativo, va da sé, è Windows, declinato in questo caso nella versione RT 8.1, supportata da un processore Snapdragon 800 e da una batteria da 8.000mAh.
Nokia dichiara una durata della batteria di 10 ore con riproduzione video continuativa, ma tra gli accessori è disponibile anche una tastiera in grado di alimentare il tablet, garantendo ulteriori 5 ore di autonomia.

Tra le altre caratteristiche del dispositivo, che ha una memoria da 32 GB e RAM da 2 GB, una videocamera anteriore da 6.7 megapixel con ottica Zeiss e una secondaria da 2 megapixel.
Il tablet Nokia verrà lanciato inizialmente in Stati Uniti, Regno Unito e Finlandia a un prezzo indicativo di 499 dollari, per poi arrivare poco dopo anche negli altri mercati.

Tra le applicazioni integrate, oltre a quanto di corredo con Windows RT 8.1, anche due Apps specifiche per la gestione dei video e delle immagini (Storyteller e Video Director) oltre a HERE Maps e a una versione esclusiva di Nokia Music con Mix Radio preinstallato.

Nell'offerta Nokia arrivano i primi phablet

Gli annunci odierni di Nokia ad Abu Dhabi segnano una ulteriore "prima volta" per la società finlandese.
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Google presenta nuovi strumenti per combattere gli attacchi DDoS e le censure

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Con il progetto Google Ideas, il colosso di Mountain View ha intenzione di fornire agli utenti così come agli amministratori di rete ed agli esperti, strumenti che permettano di superare le censure imposte dai regimi totalitari e di trattare ed identificare immediatamente le minacce che sono frutto di azioni repressive.
Al centro dell'iniziativa ci sono innanzi tutto gli attacchi DDoS (Distributed Denial of Service) che mirano a rendere irraggiungibile un servizio od un sito web. L'obiettivo viene generalmente perseguito, dagli aggressori, effettuando - in rapidissima successione - un numero talmente elevato di connessioni verso il server di destinazione così da mettere in crisi quest'ultimo. Per rendere efficace l'attacco, viene spesso impiegata una batteria di sistemi 'zombie' (da qui l'uso del termine 'Distributed' ossia 'distribuito') infettati ad esempio da malware.
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La durata della batteria in Windows sotto la lente

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Il tablet Surface Pro 2 è ormai sulla rampa di lancio. Diverse le migliorie, che però non stravolgono l'impianto generale del dispositivo. C'è tuttavia un'area sulla quale i device basati sul sistema operativo Microsoft non brillano: la durata della batteria. A puntare il dito contro il colosso di Redmond è Jeff Atwood che precisa comunque di aver ordinato per sé un Surface Pro 2. Nella sua analisi, Atwood sostiene che l'autonomia della batteria di un Surface Pro 2 è pari a 6,88 ore utilizzando il dispositivo, in maniera continuativa, per navigare sul web. Si tratta sì di un miglioramento del 41,5% rispetto al primo Surface Pro ma è comunque il 29,5% in meno rispetto alla durata della batteria di un Apple iPad 4 e il 45,3% in meno rispetto ad un Google Nexus 7.
I dati non sorprendono se si pensa che il Surface Pro 2 è praticamente un PC Intel basato su di un processore i7 quad-core mentre iPad e Nexus 7 poggiano sui più risparmiosi (in termini energetici) chip ARM.
Atwood fa notare, però, che qualcosa di simile accade anche quando è Microsoft ad utilizzare chip ARM.
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Webminar: DevOps, la risposta per il nuovo sviluppo mobile

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Un seminario online gratuito per scoprire come le imprese possono migliorare la comunicazione, l'integrazione e la collaborazione tra lo sviluppo e le operation.

La crescente richiesta di nuove applicazioni mobile all'interno degli ecosistemi aziendali mette sempre maggiore pressione sullo sviluppo.
Sistemi e metodologie obsoleti mal si conciliano con il bisogno di applicazioni di altissima qualità, sviluppate in tempi stretti.

Ma la soluzione che consente di indirizzare correttamente i bisogni di business con le risorse dell'It esiste: si chiama DevOps ed è una metodologia che consente di promuovere la collaborazione fra i team incaricati di creare e testare gli applicativi e quelli addetti alla manutenzione negli ambienti di produzione.

Per scoprire come la metodologia DevOps può aiutarti ad armonizzare la messa in produzione del software con le esigenze del tuo business, migliorando la customer experience complessiva, partecipa al seminario online gratuito

DevOps in primo piano:
la nuova sfida It per dare velocità al business



organizzato da Ca Technologies il prossimo 29 ottobre alle ore 11.

Iscriviti seguendo questo link



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Download ISO Windows 8.1: come fare con un semplice trucco

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Come abbiamo fatto presente nell'articolo Scaricare Windows 8.1 italiano: come provare il nuovo sistema operativo, l'aggiornamento a Windows 8.1 per gli utenti di Windows 8 è completamente gratuito. Allo stato attuale, però, per procedere con l'update, è necessario accedere al Windows Store.
Microsoft non mette infatti a disposizione degli utenti interessati, un'immagine di Windows 8.1 in formato ISO.

Nell'articolo Scaricare Windows 8.1 italiano: come provare il nuovo sistema operativo, abbiamo pubblicato i link diretti per il download delle ISO di Windows 8.1 Enterprise in versione di valutazione.
Questa particolare versione, in prova per 90 giorni dal momento dell'installazione, però, non può essere utilizzata come 'base' per l'installazione di Windows 8.1 da parte di coloro che sono in possesso di una regolare licenza di Windows 8.


Per effettuare il download di un'immagine ISO di Windows 8.1 da utilizzare con il codice prodotto (Product key) associato alla propria licenza retail di Windows 8 (con l'esclusione, quindi, delle licenze OEM), è possibile applicare un trucco tutto sommato piuttosto semplice.

Il primo passo consiste nel collegarsi con questa pagina e scaricare i due file che vengono proposti cliccando sui pulsanti Installa Windows 8.1 ed Installa Windows 8.
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Google: sarà guerra agli URL?

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La guerra agli URL è iniziata. Da tempo, gran parte dei browser web eliminano - dalla barra degli indirizzi - il riferimento al protocollo http (http://). Un'informazione ormai superflua che può essere rimossa senza problemi (è il caso di Firefox e Chrome).
Altri browser, come Opera, eliminano gli eventuali parametri presenti nell'indirizzo mentre Safari per iOS mostra solo i nomi a dominio.

Adesso Google avrebbe in programma di eliminare gli URL dalle pagine dei risultati delle ricerche. Sotto al titolo di ciascuna pagina potrebbe comparire, quindi, non più l'indirizzo corrispondente ma il nome del sito che ha prodotto quello specifico contenuto.

Perché tanta crudeltà nei confronti degli URL? Se, nel caso dei browser, l'obiettivo è quello di ridurre lo spazio occupato da informazioni che possono essere ritenute superflue, l'idea di far sparire gli indirizzi web dalle pagine SERP del motore di ricerca appare davvero controproducente.
Probabilmente una fetta di utenti valuta gli URL come qualcosa di complesso, di difficilmente intellegibile.
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