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Steve Jobs voleva tagliare le gambe ad Amazon?

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È spuntata in queste ore un'e-mail 'scomoda' che Steve Jobs avrebbe inviato tempo fa a James Murdoch, proprietario della casa editrice Harper Collins e figlio di Rupert - magnate australiano naturalizzato statunitense, imprenditore e produttore televisivo -. I contenuti del messaggio sono 'scottanti' perché confermerebbero la volontà del numero uno di Apple di 'ingessare' il mercato degli ebook imponendo prezzi più elevati col preciso obiettivo di tagliare le gambe alla rivale Amazon.
Nella sua e-mail, Jobs spiega in modo esplicito l'intenzione di voler distribuire gli ebook a 12,99 e 14,99 dollari, importi che avrebbero potuto porre Amazon fuori mercato (la società di Jeff Bezos presentava titoli a 9,99 dollari).
Il fondatore della Mela non si dichiarava certo del successo del modello proposto ma auspicava un tentativo da parte degli editori partner.

Il Dipartimento della Giustizia (DOJ) degli Stati Uniti aveva avviato un'indagine poco più di un anno fa parlando di un possibile 'cartello' tra Apple e cinque famosi editori a stelle e strisce (E-book: Apple sostiene di non aver 'fatto cartello').

L'e-mail di Jobs potrebbe a questo punto provocare più di qualche imbarazzo e rafforzare le tesi di accusa che il DOJ aveva messo al vaglio.

Il documento che segue riproduce il testo della comunicazione inviata da Jobs a Murdoch, venuta alla luce nelle scorse ore:




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Indirizzo MAC (Wi-Fi e Ethernet): cos'è e come trovarlo

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Viene chiamato MAC Address o, in italiano, indirizzo MAC lo speciale identificativo univoco che ciascun produttore hardware assegna ad ogni scheda di rete, sia ethernet che wireless, immessa sul mercato. L'indirizzo MAC è lungo 48 bit (6 byte) ed i primi tre ottetti identificano l'organizzazione o comunque l'azienda che ha realizzato l'interfaccia di comunicazione. La prima parte di ciascun MAC address presenta sempre uno dei prefissi ('Organizationally Unique Identifier' od OUI) indicati in questo file di testo, documento che viene mantenuto costantemente aggiornato dall'IEEE (l'associazione internazionale di scienziati professionisti avente come obiettivo la promozione delle scienze tecnologiche).

È pur vero che l'indirizzo MAC è modificabile via software; purtuttavia, può essere considerato come un parametro che, in generale, permette di identificare un dispositivo in modo univoco.

Un sistema che è dotato di più schede di rete utilizzerà più indirizzi MAC differenti tra loro: nel caso di un notebook, ad esempio, un MAC Address è associato all'interfaccia ethernet mentre l'altro a quella wireless.
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Aumentare la durata della batteria su Android: come fare con Wakelock Detector

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Uno dei problemi che più spesso affliggono i possessori di smartphone e tablet Android è la durata della batteria. È piuttosto comune, oggi, raccogliere le lamentele di coloro che si lamentano della scarsa durata della batteria di un dispositivo Android.
Un aspetto da tenere immediatamente in considerazione è la tipologia di applicazioni installate sul dispositivo Android: app che restano sempre in esecuzione sono le maggiori responsabili di una ridotta autonomia della batteria.
La funzionalità del sistema operativo Android che permette ad un'applicazione di utilizzare le risorse del telefono anche mentre questo si trova in modalità stand-by, si chiama Wakelock. Il wakelocking può essere parziale, quando lo schermo è spento (ad esempio durante le operazioni di sincronizzazione dei dati); window, allorquando il display venga mantenuto acceso; completo, quando lo schermo viene mantenuto costantemente acceso in modo forzoso.

Un'applicazione come Wakelock Detector consente di stabilire se sul dispositivo Android in uso siano installati e risultino in esecuzione programmi che consumano parecchie risorse e che quindi influiscono esageratamente sulla durata della batteria.

Il funzionamento di Wakelock Detector è molto semplice: dopo aver installato l'applicazione utilizzando lo store Google Play (vedere questa pagina per il download), è consigliabile avviarla e lasciarla in esecuzione sul telefono Android per qualche ora in modo che abbia il tempo di elaborare le statistiche.

La schermata principale di Wakelock Detector off re di solito le informazioni principali.
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L'app YouTube per Windows Phone non piace a Google

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Microsoft e Google sono di nuovo ai ferri corti. La società di Mountain View ha infatti inviato al quartier generale di Microsoft una lettera con la quale intima all'azienda di Steve Ballmer l'immediata rimozione dell'applicazione YouTube dai dispositivi Windows Phone.
I tecnici di Microsoft, infatti, hanno pubblicato sul Windows Phone Store un'applicazione non sviluppata ufficialmente da Google che permette l'accesso all'intero catalogo dei video pubblicati su YouTube. L'applicazione realizzata da Microsoft, però, non espone alcun banner pubblicitario di Google e quindi, secondo quanto fatto sapere dai legali della società di Page e Brin, violerebbe le condizioni del contratto di licenza d'uso delle API di YouTube.

'Eliminate immediatamente l'applicazione dal Windows Phone Store e disattivatene il download entro il prossimo 22 maggio', ha scritto Google nel suo 'cease-and-desist' (nei Paesi anglosassoni si tratta della comunicazione ufficiale con la quale una società intima ad un altro soggetto di cessare immediatamente i comportamenti lesivi posti in essere e di astenersi dal riproporli in futuro).
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Play Music All Access: la musica in streaming di Google

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Dal palco del Google I/O di San Francisco è arrivata un'altra conferma: la società è in procinto di lanciare un servizio per l'ascolto di brani musicali on demand orientandosi su un approccio che appare molto simile a quello di Spotify, recentemente lanciato anche in Italia (vedere Spotify arriva in Italia: musica in streaming, anche gratis e Spotify, niente crittografia e il catalogo diventa scaricabile).

Il nuovo servizio di Google si chiamerà Play Music All Access e permetterà a tutti gli utenti in possesso di account di richiedere i brani musicali preferiti, da riprodurre sul personal computer o sui dispositivi a cuore Android.
Costruito traendo vantaggio dalla struttura già esistente di Google Play, All Access integra anche una serie di funzionalità addizionali che guideranno l'utente alla scoperta di opere che potrebbero essere di suo gradimento.

Rispetto agli altri servizi della galassia Google, non esisterà - almeno nella fase iniziale - la possibilità di fruire gratuitamente del catalogo musicale.
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Google presenta le novità del servizio Maps

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Come previsto, durante l'evento Google I/O di San Francisco, i tecnici del colosso di Mountain View hanno svelato le principali novità che a breve saranno introdotte nel servizio Maps.
Le mappe diverranno protagoniste pressoché esclusive andando ad occupare l'intera area disponibile sullo schermo. I controlli per la navigazione e la gestione degli elementi presenti sulla mappa sono stati infatti riposizionati eliminando la barra laterale (colonna di sinistra) utilizzata sino ad oggi (Google: in arrivo grandi modifiche all'interfaccia di Maps).

Cliccando su una zona qualunque della mappa, Google Maps evidenzierà automaticamente i punti di maggior interesse (come ad esempio locali e ristoranti) indicando la strada più rapida per arrivare a destinazione.
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Skype 'legge' alcuni URL inseriti nei messaggi

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Skype legge tutti i messaggi che vengono scambiati tra gli utenti iscritti al servizio. È quanto sostengono gli esperti tedeschi di 'The H', dopo aver effettuato una serie di verifiche. La scoperta è avvenuta per caso, analizzando il traffico in ingresso su alcuni indirizzi HTTPS precedentemente scambiati attraverso il sistema di messaggistica integrato in Skype.
I tecnici di 'The H' hanno scoperto che, dopo essersi scambiati privatamente - attraverso Skype - un URL HTTPS, lo stesso indirizzo ha ricevuto una visita da parte di un IP Microsoft. Il medesimo comportamento è stato osservato su qualsiasi indirizzo HTTPS mentre gli URL HTTP (che non utilizzano, quindi, un collegamento cifrato) non sembrano attualmente essere presi in considerazione.
Durante le verifiche si sono utilizzati due indirizzi HTTPS di test, uno dei quali contenente dei dati di autenticazione mostrati in chiaro nell'URL mentre l'altro facente riferimento ad un servizio privato per la condivisione di file in Rete.
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Germania: Google elimini i suggerimenti ingiuriosi

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Una sentenza della corte federale tedesca, equivalente alla nostra Cassazione, ha messo la parola fine ad una vicenda che vedeva protagonista il motore di ricerca di Google.
I giudici si sono dovuti esprimere a proposito delle lamentele di un imprenditore che, digitando il suo nome e cognome nel motore di ricerca di Google, aveva visto affiancate le parole 'truffa' e 'scientology'. I due termini, che l'imprenditore ha ritenuto non solo falsi ma anche diffamatori (e quindi lesivi del suo onore, della sua immagine e della sua reputazione), venivano automaticamente consigliati dal servizio 'Autocomplete' di Google (precedentemente conosciuto col nome di Google Suggest), sotto forma di 'ricerca correlata'.

Autocomplete, com'è noto, permette di semplificare le ricerche offrendo indicazioni sulle interrogazioni più frequentemente inviate dagli utenti, riduce gli errori di ortografia (nella casella di ricerca di Google compaiono le parole chiave nella forma corretta) e consente l'introduzione più rapida delle informazioni (non serve più digitare l'intera query ma è possibile scegliere tra quelle proposte).

Così come avevano i sentenziato i togati del Tribunale di Milano nel 2011, anche la Germania ha imposto a Google di eliminare immediatamente 'l'accostamento' dei termini ingiuriosi al nome dell'imprenditore denunciante specificando però che la società di Mountain View non è tenuta ad un controllo a priori delle informazioni proposte agli utenti.

La decisione tedesca, sulla falsa riga di quella presa dai giudici italiani tempo fa, si attiene alle disposizioni europee che dispensano l''intermediario della comunicazione' dall'eff ettuare controlli ex ante e dall'imporre filtri.
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