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Notizie dal web

Pubblicare materiale su una pagina Facebook dal proprio sito

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Facebook, il celeberrimo social network, è sempre più considerato un ottimo strumento per promuovere le proprie attività ed incrementare il proprio business.
Il sito si basa su una piattaforma composta da cinque componenti: un linguaggio di markup derivato da HTML e battezzato, appunto, Facebook Markup Language, una API REST per la gestione delle comuncazioni tra i server di Facebook e le applicazioni eventualmente sviluppate in proprio, un linguaggio 'SQL-like' (Facebook Query Language) che facilita l'interazione con le basi di dati gestite sui server dell'azienda fondata da Mark Zuckerberg, un linguaggio di scripting (Facebook JavaScript) ed un insieme di librerie impiegabili con i vari linguaggi di programmazione.

Le librerie di programmazione che Facebook offre gratuitamente, sono disponibili sul sito 'wiki' dedicato agli sviluppatori e raggiungibile cliccando qui. Tra le librerie ufficialmente supportate vi sono quelle per PHP e Java ma esistono anche quelle per molti altri linguaggi.
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Microsoft segnala la presenza di una falla in Internet Explorer

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Attraverso la pubblicazione di un bollettino, Microsoft ha lanciato l'allerta circa la scoperta di una nuova vulnerabilità in Internet Explorer 6.0 e 7.0. La falla di sicurezza sarebbe già sfruttata per condurre attacchi con l'intento di infettare le macchine vulnerabili. Secondo i tecnici dell'azienda, il componente del browser che attualmente espone gli utenti a rischi di attacco sarebbe la libreria iepeers.dll.

Come soluzione temporanea, il colosso di Redmond suggerisce la disabilitazione dell'esecuzione degli script attivi accedendo alla finestra delle opzioni del browser (Opzioni Internet, Protezione, area Internet, impostazione Livello di protezione per l'area su Alto oppure disabilitazione degli script attivi ricorrendo al pulsante Livello personalizzato) e la contestuale attivazione della funzionalità DEP ('Data Execution Prevention').
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Google digitalizza le Biblioteche Nazionali

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E' un importante accordo di collaborazione quello siglato nella giornata di ieri tra Google e il Mibac e che riguarda la digitalizzazione delle opere conservate nelle Biblioteche Nazionali di Roma e Firenze.

Si tratta dunque di un accordo che vede protagonista Google Books e che ha come obiettivo rendere consultabili da utenti di tutto il mondo oltre un milione di libri non coperti da copyright, tra i quali si annoverano opere di Dante, Petrtarca, Manzoni e Leopardi.
Non solo. Tra gli obiettivi dell'intesa vi è anche la preservazione e la conservazione del patrimonio librario dall'usura del tempo. E non è certo un caso che nel corso della presentazione dell'iniziativa l'alluvione di Firenze e i danni al patrimonio librario siano stati ricordati.

L'intesa, come ricordato nel corso della presentazione, ha anche l'obiettivo dare uniformità alle molteplici iniziative che negli anni si sono sviluppate nel nostro Paese, aventi tutte come obiettivo la digitalizzazione del patrimonio librario.
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Twitter controllerà tutti i link presenti nei messaggi

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Con una nota ufficiale, Twitter ha annunciato l'intenzione di varare un nuovo servizio che avrà come obiettivo primario quello di proteggere gli utenti del famosissimo social network dagli attacchi phishing così come da altre tipologie di aggressione. La piattaforma di 'micro-blogging' rivestierà quindi un ruolo di spicco nella prevenzione degli atacchi, ormai sempre più frequenti e pericolosi anche e soprattutto nei siti 'Web 2.0'.

Nei messaggi di Twitter sono spesso impiegati servizi che consentono di accorciare gli URL degli indirizzi Internet citati. Tra tutti ricordiamo, ad esempio, 'bit.ly' e 'tinyurl'. Dal momento che i messaggi su Twitter non possono essere più lunghi di 140 caratteri, gli utenti usano i servizi di 'url-shortening' per accorciare il più possibile gli indirizzi riportati ed avere in questo modo più spazio utile da destinare al testo vero e proprio.
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Cisco abbandona la tecnologia WiMax

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Cisco, una delle aziende leader nella produzione e nella commercializzazione di strumenti di networking, ha comunicato il proprio addio alla tecnologia WiMax. La decisione del colosso statunitense potrebbe essersi determinata sulla base della crescita che sta facendo segnare LTE ('Long term evolution'), tecnologia alternativa che è considerata 'concorrente' di WiMax. Sebbene ci siano molti altri produttori a continuare a credere e ad investire su WiMax (Motorola, Samsung, Huawei tra tutti), Cisco - da parte sua - cesserà lo sviluppo di nuovi dispositivi di comunicazione basati sullo standard IEEE 802.16.

Sebbene sia molto promettente (i primi test in Europa sono stati condotti da TeliaSonera nei Paesi scandinavi), LTE non è ancora uno standard approvato. Almeno un altro anno dovrebbe trascorrere prima che LTE sia riconosciuto come standard.
WiMax, invece, comincia a diffondersi in Italia in modo abbastanza capillare: sono ormai molti i provider che iniziano a fornire sul territorio la possibilità di fruire della banda larga in modalità wireless.
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Sul piatto 400 milioni per la banda larga. Il sondaggio BBC

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Prima si parlò di 800 milioni, poi divennero 1.400 adesso sembrano passati a 400 milioni. I fondi per sostenere lo sviluppo della banda larga in Italia sembrano quindi essersi dimezzati rispetto alla cifra inizialmente preventivata. Lo stanziamento di 400 milioni di euro da parte del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) dovrebbe comunque essere ormai imminente. Lo anticipa Renzo Turatto, capo del dipartimento per la digitalizzazione della Pubblica amministrazione e l'innovazione tecnologica, che spiega ai giornalisti come la prossima riunione del CIPE dovrebbe essere quella 'decisiva'.
L'investimento di 400 milioni di euro dovrebbe essere la prima 'tranche': non si esclude che vi possano essere successivi stanziamenti.

Turatto ha aggiunto che l'esecutivo punta sugli interventi di infrastrutturazione, di regolamentazione, oltre che su misure di sostegno per le imprese e i soggetti che innovano.
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Google presenta il negozio online per le 'Apps'

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Lo avevamo anticipato il mese scorso e adesso è realtà.
Google ha aperto il proprio marketplace destinato al mondo delle imprese, una vetrina nella quale le aziende interessate a utilizzare servizi e applicazioni 'in the cloud' possono trovare un catalogo di soluzioni sviluppate per il business.

In questa fase di lancio, le applicazioni disponibili, realizzate da oltre cinquanta partner, sono state categorizzate in base alle aree di appartenenza: Accounting & Finance, Tool di amministrazione, Calendar & Scheduling, Gestione Clienti, Document Management, Produttività, Project Management, Sales & Marketing, Security & Compliance, Workflow.

Non si tratta, però, di un semplice catalogo di applicazioni. Per trovare spazio in Google Apps Marketplace le applicazioni devono essere integrabili con Google Apps e tra loro.
Per poter essere utilizzate, devono essere installate all'interno del dominio web dell'azienda che intende servirsene: vengono così viste come applicazioni native di Google e, in base alle policy vigenti in azienda, possono interagire con i servizi esistenti, quali Calendar, posta, documenti e contatti.
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L'antitrust italiana pone al vaglio il servizio Google AdSense

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Google AdSense, il servizio proposto dal colosso di Mountain View che offre ai gestori di siti web - sia amatoriali che professionali - una remunerazione basata sull'esposizione di messaggi pubblicitari, è nel mirino dell'antitrust italiana.
Stando a quanto dichiarato dall'antitrust, Google determinerebbe i corrispettivi degli spazi pubblicitari venduti attraverso la sua rete a sua assoluta discrezione e senza spiegare come vengono calcolati. E' nella sostanza quanto si apprende dalla lettura del comunicato ufficiale (formato PDF) diffuso dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM). 'La percentuale di revenue-sharing' spettante agli editori, si legge nel comunicato, 'è definita senza che Google fornisca alle controparti elementi utili a verificare la determinazione dei corrispettivi effettivamente percepiti'.
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